E’ da tutti accettato che allo stato attuale non sono disponibili terapie in grado di rallentare o interferire con il decorso della malattia. La terapia farmacologica dopaminergica appare efficace nel migliorare solo alcuni dei sintomi di malattia, e per periodi di tempo spesso limitati. Scarsa o nulla la sua efficaci sui sintomi “assiali” (disturbi del linguaggio, rigidità assiale, alterazione della postura, del cammino e della stabilità posturale). E’ su questa disabilità che l’attenzione degli esperti ha valutato l’approccio riabilitativo, tenendo tra l’altro conto che la disabilità può essere peggiorata dall’ambiente e dal contesto in cui l’attività motoria si realizza. Un corretto approccio riabilitativo non deve prescindere, dunque, dalle caratteristiche peculiari che il paziente parkinsoniano possiede: i sintomi motori sono fortemente dipendenti dal contesto in cui si muove; ha difficoltà nel selezionare la strategia appropriata per eseguire un determinato compito; presenta deficit integrativi sensori-motori che ne alterano le funzioni finalizzate psicomotorie; mostra una compromissione di apprendimento e memoria procedurale.
La discussione riguardo agli approcci riabilitativi nel trattamento della malattia di Parkinson risulta estremamente problematica. A fronte di una mole di studi scientifici prodotti, non esistono al momento tecniche riabilitative unanimemente accettate e raccomandate di comune accordo, oltre la aneddotica raccomandazione che l’esercizio fa bene al paziente parkinsoniano. La fisioterapia è spesso prescritta, ma non esistono finora linee guida con raccomandazioni graduate in base a prove scientifiche. In termini di sanità pubblica, per poter incrementare il livello delle conoscenze sulla possibile utilità degli approcci riabilitativi ed educazionali nella gestione del paziente con malattia di Parkinson sarebbe necessario:
- finanziare studi sperimentali di numerosità e qualità adeguati in grado di poter rispondere alle incertezze attualmente presenti nella pratica riabilitativa corrente;
- diffondere maggiormente la cultura della medicina basata sulle prove tra tutti i professionisti sanitari in modo tale da poter disporre di specifiche tecniche riabilitative ed educative standardizzate e validate in modo da favorirne la trasferibilità da un contesto di ricerca a uno di pratica clinica corrente;
- condurre studi sperimentali con approcci riabilitativi multipli e più vicini quindi alla vita quotidiana dei pazienti (trial pragmatici) migliorando quindi la validità esterna delle prove disponibili.
Diversi approcci di terapia riabilitativa risultano significativamente efficaci nel trattamento dei disturbi del cammino e della stabilità posturale in pazienti con malattia di Parkinson. Le prove, invece, non sono sufficienti a valutare l’efficacia di tali tecniche nel ridurre il rischio di caduta.
- L’esercizio fisico può migliorare sia le performance motorie sia la qualità della vita a breve termine (GPP).
- Il Tai chi può migliorare l’instabilità posturale dei pazienti con malattia di Parkinson (GPP).
- La danza (per esempio il tango argentino e il ballo da sala) può migliorare i disturbi della deambulazione e la qualità della vita negli aspetti emozionali e di socializzazione (GPP).
- Le tecniche di riabilitazione motoria (per esempio riabilitazione, fisioterapia, terapia fisica, e così via) devono essere utilizzate nel trattamento dei disturbi del cammino e della stabilità posturale in pazienti con malattia di Parkinson, anche se gli effetti documentati sono solo a breve termine. Non vi sono invece effetti sul rischio di cadere e sulle cadute (B).
- Specifiche metodiche riabilitative (stimolazione sensoriale, strategie cognitive, esercizi al tapis roulant, visualizzazione motoria) hanno mostrato un’efficacia a breve termine per il trattamento di pazienti con malattia di Parkinson (D).
- Non vi sono sufficienti prove per poter indicare una superiorità di una metodica rispetto a un’altra.
- Il trattamento logopedico Lee Silverman Voice Treatment (LSVT) è utile nel trattamento della disfonia e dei disturbi della comunicazione in pazienti con malattia di Parkinson (B).
- Non vi sono sufficienti prove per poter indicare altri trattamenti di terapia logopedica nel controllo della disfonia e dei disturbi della comunicazione nei pazienti con malattia di Parkinson.
- Il trattamento logopedico può essere utile per controllare la disfagia nei pazienti parkinsoniani (GPP).
- Le tecniche di terapia occupazionale possono migliorare le attività della vita quotidiana (ADL) e la qualità della vita in pazienti con malattia di Parkinson (D)
In considerazione dei risultati raggiunti il comitato di esperti sollecita ulteriori studi per:
- valutare l’utilità dell’efficacia dell’esercizio fisico nel migliorare le attività della vita quotidiana (ADL) .
- valutare l’utilità clinica dell’imaging funzionale/molecolare nel monitorare la progressione di malattia, la risposta alla terapia e identificare i sintomi non motori .
- raggiungere un consensus sulla best practice di terapia fisica.
- valutare la possibile efficacia a lungo termine della fisioterapia.
- individuare nuove tecniche fisioterapiche che riducano il rischio di cadere.
- per valutare l’impiego di queste metodiche riabilitative sulle attività di vita quotidiana e la qualità di vita dei pazienti.
- considerare sia possibili effetti a lungo termine sia l’impatto sul rischio delle cadute
- valutare l’impiego delle terapie riabilitative logopediche . Sia per quanto riguarda i possibili effetti a breve termine che quellia lungo termine
- valutare gli approcci educazionali nei pazienti e nei caregiver.
- valutare l’impiego di queste metodiche riabilitative sulle attività della vita quotidiana.
Il dibattito sulla riabilitazione gravita intorno alla scarsità di lavori scientifici validati che esprimano quale trattamento, a quali persone, per quanto tempo, su quali aspetti della malattia possa essere di reale utilità. Da qui l’esigenza di una procedura di standardizzazione e validazione che consentanola trasferibilità da un contesto di ricerca a uno di pratica clinica.