Il numero di novembre de Le Scienze pubblica un’interessante editoriale (link) del direttore Marco Cattaneo dall’eloquente titolo “Un sistema in crisi – i nodi di peer review, embarghi ristretti, open access”.
“C’era una volta la peer review. Poi è arrivato il publish or perish, perché nella scienza moderna la pubblicazione del proprio lavoro di ricerca è lo strumento d’eccellenza per giudicare il lavoro di uno scienziato, ma anche – o forse soprattutto – la sua reputazione e il suo accesso ai finanziamenti, per i quali si è scatenata una competizione senza precedenti”. Già questo basterebbe per rendersi conto di quanto sia snaturata la ricerca scientifica, concentrata sulla quantità di produzione e non sulla quantità. Ricercatori del passato, riconosciuti contributori di acquisizioni fondamentali nei loro settori di attività, oggi soccomberebbero tanto pochi sono i lavori da loro pubblicati.
“Ma ai giorni nostri è altrettanto importante guadagnarsi uno spazio sui mezzi di comunicazione, tanto per le riviste scientifiche, il cui prestigio è determinato anche dalla capacità di catturare l’attenzione dei media, quanto per gli scienziati stessi, la cui immagine pubblica può essere un ulteriore volano di credibilità, ma non sempre”. Incredibile ma vero. Se non si è visibili non si è nessuno. Noi lo verifichiamo ogni qual volta una persona appare in televisione. L’effetto mediatico è dirompente.
“E d’altra parte negli ultimi decenni si è intensificata l’attività di divulgazione da parte degli scienziati stessi, alcuni dei quali sono letteralmente diventati star dello show system. Un’attività che spesso è incoraggiata dagli enti finanziatori, come testimonia l’attenzione alla comunicazione verso il pubblico del programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. E che tuttavia non è esente da effetti controproducenti, perché se l’attività di divulgazione è svolta da scienziati non ancora al top della carriera accademica, il rischio di essere penalizzati per l’eccessiva «visibilità» è concreto”.
“Questo sistema va avanti da decenni, ma comincia a fare acqua da tutte le parti. Come racconta Charles Seife, agenzie governative come la FDA adottano l’«embargo ristretto», in cui contattano un piccolo numero di giornalisti delle principali testate a cui impongono condizioni inaccettabili per manipolare la copertura della notizia. Un premio Nobel come Peter Higgs ha dichiarato che se negli anni sessanta fosse stato valutato secondo i ritmi di pubblicazione richiesti oggi non sarebbe riuscito a garantirsi un posto da docente. La pressione per la pubblicazione fa aumentare le frodi. I sistemi di valutazione, come quello adottato dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, finiscono per penalizzare realtà già in difficoltà. E scienziati che hanno successo presso il pubblico restano vittima dell’effetto Sagan, dal nome dell’astronomo Carl Sagan, che proprio a causa della sua crescente visibilità fu sbeffeggiato dai colleghi e perse importanti opportunità professionali”.
In conclusione “la scienza procede a ritmi mai raggiunti in precedenza, ma il sistema è in crisi”.