I disturbi della deambulazione sono frequenti in corso di demenza, anche nella fase di deficit cognitivo lieve (MCI), a causa di probabili cambiamenti del controllo motorio. Partendo dal presupposto che il controllo motorio è sotto il dominio della corteccia motoria primaria e che in corso di demenza sono molto frequenti lesioni gli autori dell’articolo pubblicato su Brain (link) hanno ipotizzato che alterazioni della corteccia motoria primaria possono spiegare i precoci disturbi della deambulazione osservati nel MCI. Allo scopo di verificare tale ipotesì è stata misurata la neurochimica della corteccia motoria primaria con risonanza magnetica spettroscopica protonica e il suo volume in venti soggetti con MCI mentre camminavano su un tappeto elettronico, sia effettuando che non un compito di conto alla rovescia. La misurazione dell’N-acetil aspartato, della creatina e della colina ha evidenziato che i partecipanti con basso rapporto N-acetil aspartato creatina (n = 10) avevano una peggiore performance rispetto a quelli con alto rapporto N-acetil aspartato alla creatina (P = 0,007). Quelli con rapporto colina creatina più alto avevano una ridotta velocità del cammino. Il volume corticale correla con la velocità del cammino più veloce e con una variabilità del passo ridotto. Infine, la probabilità di anomali rapporti tra i metaboliti nella corteccia motoria primaria è risultata del 63% più alta tra i partecipanti con disturbi dell’andatura al dual task. Quelli con velocità del cammino compromessa nel duplice compito hanno un rischio 2,05 volte maggiore di avere un volume corticale più piccolo.
In conclusione, la neurochimica e il volume della corteccia motoria primaria sono associati con le prestazioni dell’andatura sia durante un compito singolo che doppio. La variabilità temporale è principalmente sensibile alla funzione neuronale (N-acetil aspartato di creatina), mentre la velocità del cammino è più colpito dal danno infiammatorio (colina e creatina) e da variazioni volumetriche. Questi risultati possono contribuire a una migliore comprensione dei più elevati rischi di declino della mobilità e cadute in soggetti con decadimento cognitivo lieve.