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Neurologia

I processi decisionali nella Demenza Fronto Temporale

Il termine Demenza Fronto Temporale (DFT) indica un gruppo di malattie degenerative caratterizzate da alterazioni patologiche che si verificano nella corteccia temporale e frontale. Estensivamente il termine comprende la variante con disturbi del comportamento, l’afasia progressiva primaria, con le varianti non fluente e semantica, la degenerazione cortico basale, la paralisi sopranucleare progressiva, le malattie del motoneurone, soprattutto la sclerosi laterale amiotrofica. Limitandosi alla variante con turbe del comportamento è comune il deficit dei processi decisionali. All’inizio di malattia sono evidenti alterazioni nella parte supero-mediale e orbito-frontale e nella corteccia prefrontale, mentre le regioni anteriori dei lobi frontali sono interessati più tardivamente. Sono pertanto alterate le funzioni esecutive, la personalità e il comportamento sociale, il controllo degli impulsi e compaiono compulsività, perseverazioni, ritiro e apatia A seguito dei danni della corteccia orbito-frontale si presentano sintomi psichiatrici tipici della mania, delle tossicodipendenze, del disturbo ossessivo-compulsivo, nonchè deficit attentivo, iperattività e disturbi di personalità. I pazienti con danni alla corteccia orbitofrontale inoltre tendono a prendere decisioni impulsive sulle relazioni o sul denaro, senza considerare le conseguenze a lungo termine delle loro azioni. In uno studio che ha utilizzato il Cambridge Gambling Task (CGT) in un gruppo di otto pazienti con FTD e otto di pari età e QI è stato dimostrato che i pazienti con FTD hanno bisogno di più tempo per effettuare le scommesse rispetto ai controlli sani. E’ stato anche evidenziato che effettuano puntate più consistenti rispetto ai sani. Il dato è sovrapponible a quanto osservato nelle persone con danno focale della corteccia orbitofrontale. Ciò ha determinato il convincimento che la motivazione del comportamento delle persone con FTD non è un impulso cognitivo ma il possibile lucro.
In un altro gruppo di pazienti con FTD la somministrazione di una dose singola (40 mg) di metilfenidato, uno psicostimolante prescritto per i pazienti con deficit di attenzione e iperattività, attenua le decisioni rischiose. Il dato non è accompagnato da un maggiore punteggio su compiti del lobo frontale. Non è ben chiaro se tale effetto dipenda da un’azione diretta sui trasportatori della dopamina striatali e della corteccia prefrontale ventromediale o da un’azione sulle catecolamine dei sistemi ascendenti che proiettano alla corteccia orbitofrontale. In ogni caso l’area colpita sembra essere quella ventromediale del lobo frontale.
Restano aperti importanti quesiti: i deficit decisionali dipendono dalle situazioni a rischio? esistono, e quali sono, altri deficit cognitivi che fanno capo alla corteccia prefrontale? Nel tentativo di rispondere a queste domande è stato condotto uno studio sulla capacità di inferire i pensieri o i sentimenti degli altri, capacità correlate ai lobi frontali. Si è potuto osservare che in condizioni di ambiguità le scelte delle persone con DFT peggiorano, soprattutto nella seconda metà della prova. Tale dato à riscontrabile anche nei controlli ma non è associato alle performances nell’Iowa Gambling Test. Ciò lascerebbe supporre che i processi decisionali abbiano un circuito differente, dorsolaterale o ventro mediale, nelle varie condizioni.
In conclusione, nella FTD in fase precoce sarebbero alterate la zona supero-mediale e quella parte orbito-frontale, mentre con l’avanzare della malattia verrebbe coinvolta la corteccia prefrontale. Ciò spiegherebbe perché questa popolazione di pazienti presenta gravi deficit decisionali in condizioni di ambiguità e/o di rischio. L’IGT potrebbe essere utilizzato per fornire informazioni complementari alla batteria di test frontali, soprattutto nei primi stadi della malattia prima che si sviluppi un quadro di demenza severa.

(Fonte Nature Review Neurology)

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