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Mai più likes

Su Wired del 31 luglio 2019 un post di Dino Amenduni dal titolo “Come sarebbe la politica italiana senza like sui social network?”
Mentre i social network pensano a un futuro senza “mi piace”, c’è chi ha spiegato come i like influenzano il dibattito pubblico online e offline (e che mondo sarebbe senza la gara a raccoglierne più degli altri)
L’articolo fa riferimento ad una ricerca condotta negli Stati Uniti nel 2012 da Ben Grosser, studente, programmatore ed artista di Chicago nella quale, in estrema sintesi, dimostra che la corsa alla desiderabilità sociale che i post incoraggiano porta all’adozione di quattro comportamenti che non sono necessariamente funzionali alla creazione di un discorso pubblico costruttivo, anzi:

  • aumento del tasso di competizione con gli altri;
  • utilizzo manipolatorio delle emozioni;
  • comportamenti di tipo reattivo (esempio: un utente può decidere di rispondere ai commenti sotto un post non tanto – e non solo – per sincero interesse nella conversazione, ma anche perché sa che un post molto commentato avrà più possibilità di finire sul feed dei propri amici;
  • tendenza all’omogeneizzazione delle posizioni espresse.

La pressione sociale legata ai like può portare a un eccesso di conformismo

Da qui l’opportunità dell’abolizione dei like. Operazione possibile su Facebook con un app per Google, in corso su Instagram e, si auspica, sugli altri Social Network

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